Qualche sera fa al #tweetparty si è parlato di cospleeping: quante mamme, loro malgrado, obbligate a questa pratica dai loro furfantelli…A me, a parte il primo mese di Filippo, non è mai capitato di condividere il sonno coi miei figli, dal momento che preferiscono dormire soli, ma ho notato che è una pratica abbastanza diffusa; se i grandi poi magari riescono a stare nella loro stanzetta, i più piccoli, se non sono nel letto dei genitori, quantomeno sono nella stessa camera.
E da questa ultima affermazione, si è passati a chiacchierare del rooming-in nei reparti di ostetricia, e ne è venuta fuori una bella discussione, dove ognuna ha portato la sua esperienza, bella o brutta che fosse. E quindi mi sono detta: perchè non scriverci un post?
Per le nonmamme o le future mamme, il rooming-in è la “condivisione” della camera di degenza col proprio neonato: non più permanenza soltanto al nido con ricongiungimento alla mamma solo per l’allattamento (come si faceva sino a un decennio fa, per esempio e come hanno fatto le nostre mamme), ma vera e propria vita assieme fin da subito, anche di notte.

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